giovedì 28 gennaio 2016

La posizione dell’italiano

Le interfacce vocali implicano una notevole quantità di lavoro informatico. Ogni lingua richiede un trattamento diverso, e le lingue trattate bene sono quindi poche.
 
Sulle circa 6.000 lingue che si stima siano oggi parlate nel mondo, quelle che dispongono di una qualunque forma di supporto sono poche decine. Per fortuna, l’italiano è tra queste.
 
Sarebbe sorprendente che non lo fosse, in fin dei conti. Nella classifica mondiale redatta da Ethnologue, l’italiano è solo ventunesimo per numero di parlanti madrelingua, ma quasi tutte le lingue che lo precedono sono collegate a comunità con un peso economico minore rispetto all’Italia, secondo diverse classifiche.
 
È chiaro che le dimensioni dei PIL non sono l’unico fattore su cui ragionano gli sviluppatori: contano sicuramente le dimensioni del mercato dei dispositivi elettronici di riferimento, la presenza di fasce di pubblico economicamente interessanti, eccetera. Resta il fatto che delle venti lingue che precedono l’italiano come numero di parlanti, tredici hanno, per dirla un po’ grezzamente, meno soldi alle spalle: hindi, arabo, bengalese, russo, punjabi, giavanese, coreano, telugu, maratto, turco, tamil, vietnamita e urdu. Sono quindi solo sette le lingue che, rispetto all’italiano, possono vantare contemporaneamente un maggior numero di parlanti madrelingua e un maggior prodotto interno lordo delle comunità corrispondenti: il cinese mandarino, lo spagnolo, l’inglese, il giapponese, il tedesco, il francese e il portoghese.
 
Nella pratica questo significa che l’italiano si trova spesso nel gruppetto di testa delle lingue per cui sono sviluppate tecnologie vocali. Per esempio Microsoft Skype Translator ha introdotto il supporto vocale nel dicembre 2014 per l’inglese e lo spagnolo, nel maggio 2015 per il cinese mandarino e l’italiano, e a fine 2015 per francese e tedesco (nell’interfaccia vedo oggi segnato anche il portoghese, ma non trovo indicazioni in proposito nella documentazione esterna). L’assistente digitale Siri di Apple è partito con il sistema operativo iOS 5.0 supportando inglese, francese e tedesco, più, poco dopo, il giapponese, ma con il passaggio a iOS 6, ha incluso l’italiano assieme al mandarino, al cantonese, al coreano e allo spagnolo.
 
A questa posizione solida si aggiungono altri fattori positivi: la qualità delle descrizioni linguistiche e degli strumenti informatici disponibili (grammatiche, dizionari, corpus elettronici…) e la parentela stretta con le altre lingue indoeuropee e, soprattutto, romanze. Tutti vantaggi che lingue come il vietnamita o il tamil non hanno.
 
Sembra quindi molto probabile che nei prossimi decenni l’italiano possa mantenere la sua posizione di testa nel mercato delle interfacce vocali. A meno, beninteso, che l’economia italiana non si contragga tanto da far scivolare il relativo mercato linguistico più in basso in queste classifiche!
 

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